Possiamo decidere liberamente come manifestare: decoriamo i nostri balconi, facciamo jogging nel parco con degli striscioni, organizziamo un sit-in o un pic-nic di protesta, passeggiamo in piccoli gruppi, andiamo a trovare donne* che lavorano quel giorno e che non sono libere di protestare oppure organizziamo azioni virtuali in rete. Quest’anno ci organizzeremo in piccoli gruppi e ci prenderemo del tempo per noi e per ribadire le nostre rivendicazioni.
Dalle 15:24, e cioè dall’orario in cui le donne lavoratrici* non vengono più retribuite a causa della discriminazione salariale, faremo tutte insieme 5 minuti di baccano. Gridiamo, cantiamo, suoniamo musica, facciamo rumore, ascoltiamo le radio dello sciopero, lasciamo che anche quest’anno la nostra frustrazione e la nostra rabbia si esprimano in un momento collettivo e facciamo sentire le nostre richieste a gran voce! Lo sciopero femminista del 2019 è stato un momento storico, tuttavia c’è ancora bisogno della nostra lotta per raggiungere la parità di genere. L’anno prossimo, il 14 giugno 2021, torneremo insieme in strada a scioperare!
Il 14 giugno 2020 è l’anniversario dello sciopero femminista, con il quale lo scorso anno abbiamo ottenuto la più grande mobilitazione nella storia della Svizzera. Siamo scese insieme in piazza per attirare l’attenzione sulle tante e diverse ingiustizie, per alzare la voce e inneggiare al cambiamento.
I motivi che ci hanno spinte* a manifestare – l’ineguaglianza di retribuzione tra generi, il sessismo quotidiano, le violenze sessuali e di genere, il razzismo, l’omofobia e la transfobia – rimangono attuali e vengono aggravate dalla crisi odierna.
Le imposizioni sociali a cui ci siamo opposte si inaspriscono sensibilmente e si fanno sempre più evidenti. La presenza del patriarcato è evidente e sta raggiungendo il suo apice. Il lavoro (ri)produttivo non retribuito e sottopagato sta diventando di fatto un lavoro a tempo pieno, 24 ore su 24. Parallelamente al lavoro domestico e all‘home office, ora dobbiamo occuparci anche della scuola a casa e prenderci cura di genitori e suoceri.
L’isolamento provoca tensioni dall’esito imprevedibile, aumentando la violenza domestica e i femminicidi (FTIQ*). Chi esercita professioni considerate „rilevanti per il sistema“, come l’assistenza infermieristica, lavora in turni di 13 ore, senza aumento dello stipendio bonus di rischio. Altre* non possono più esercitare il proprio mestiere, dalle condizioni di lavoro già precarie e rischiano così di andare in rovina. Le impiegate* nella vendita al dettaglio o nel commercio online, non solo sono tra le fasce di reddito più basse, ma ora sono anche le più esposte, a causa delle insufficienti misure per la protezione della salute. Proprio in questi lavori sono impiegate molte donne*migranti*, che a causa della discriminazione multipla strutturale sono direttamente esposte alla precarietà delle condizioni di lavoro. Le rifugiate* non hanno nessuna possibilitá di proteggersi in maniera adeguata, né nella quotidianità dei loro alloggi, né nelle procedure legali previste dallo stato di diritto.
Il lavoro prezioso ed essenziale – sistemico - che svolgiamo ogni giorno, è usurante e non conosce pause, non si ferma nemmeno la domenica o nei giorni festivi. Il carico che sopportiamo ogni giorno si è appesantito notevolmente a causa della pandemia, mentre che l’organizzazione è resa più difficile dall’isolamento. Questa situazione rende impossibile a centinaia di migliaia di donne*, di scendere insieme in strada anche quest’anno, mentre l’urgenza di protestare cresce in modo esponenziale.
di Frauen*streik Kollektiv Zürich