Collegi docenti e direzioni: mala tempora currunt

Mancano alcuni giorni al Collegio di lunedì 9 dicembre e scrivo queste righe nella speranza che risultino inutili e che io non debba neppure prendere la parola, ma con il timore che invece le cose non andranno così. In questo secondo caso, aver scritto in precedenza questo breve testo mi permetterà di non annoiare troppo i colleghi, di dire con precisione il poco che penso debba essere detto e di allegare integralmente al verbale le mie parole.

Da dove nasce la speranza di poter tacere? Dal fatto che lunedì potrebbe accadere quello che non è accaduto lungo tutti questi mesi, dal maggio scorso, in cui ci è stata presentata la proposta di nuova griglia, nel periodo meno adatto a una vera consultazione, e con una fretta di chiudere il discorso che avrebbe impedito di discutere davvero e con calma la questione all’interno di uno o più collegi. Non è accaduto allora, non è accaduto qualche tempo dopo, durante le riunioni dei gruppi di materia, non è accaduto nel Collegio di agosto, in cui si è parlato della nuova griglia, ma potrebbe accadere oggi. Cosa? Un’ammissione di errore. I direttori SMS, e oggi il direttore dell’UIMS, potrebbero dire: «è vero, abbiamo sottovalutato le implicazioni di ciò che stavamo facendo. Ci siamo lasciati prendere dalla fretta, dal timore che aprire un anno fa un dibattito tra tutti i colleghi avrebbe prodotto una grande confusione; e per questo abbiamo scelto di elaborare quasi in segreto un progetto. Poi i tempi si sono allungati, il progetto è stato presentato solo a maggio, la consultazione è quindi stata ingabbiata in tempi brevissimi, e così via. Non abbiamo pensato, o pensato fino in fondo, che una simile modalità operativa andava contro un principio fondamentale della SMS ticinese degli ultimi decenni, quello della concertazione e della partecipazione. Ci scusiamo di questo e vi preghiamo di capire».

Ma se leggerò questo testo vorrà dire che parole di questo genere non saranno state pronunciate neppure in questo collegio dicembrino, ultima occasione per pronunciarle, e che invece si sarà andati avanti sulla linea di condotta che conosciamo, tutt’al più manifestando qualche irritazione per le ingiuste critiche, o persino, come è già stato fatto, cercando di liquidarle velocemente. E dunque la domanda è: perché nessun direttore ha pensato di dire qualcosa del genere? Non voglio neppure pensare a ragioni soggettive, di natura caratteriale o psicologica; mi interessano invece le ragioni politiche e culturali di questa contrapposizione. E purtroppo tali ragioni non mi sembrano rallegranti: in sostanza, io credo che ciò che sto dicendo, e la logica politico-culturale sottesa al mio discorso (e a quello di chi prima di me è intervenuto in questo senso, nei Collegi o pubblicamente, a titolo personale o a nome di un’associazione magistrale), risulti quasi incomprensibile a chi oggi ha la responsabilità della gestione scolastica, e forse anche a una parte dei colleghi più giovani.

La logica a cui faccio riferimento è nata più o meno 45 anni fa, quando un Consigliere di Stato, che allora dirigeva il Dipartimento della scuola, esasperato dalle polemiche e dalle contestazioni studentesche, batté con il pugno sul tavolo, sbottando in una celebre e infelice battuta: «Adesso basta con questo Liceo», e inviando il giorno dopo quaranta o cinquanta poliziotti in tenuta antisommossa nel palazzo dove ora ci troviamo, e dove io allora ero uno studente. Dalla temperie di quegli anni, e forse anche da quel grossolano errore politico, discesero poi parecchie cose; e tra queste l’esperienza della cosiddetta Direzione collegiale, che durò circa un decennio. Il direttore veniva eletto a rotazione dal Collegio dei Docenti, e ne era prima di tutto il rappresentante; e se ben presto questa esperienza abbastanza straordinaria venne interrotta di forza dal Consiglio di Stato, e i direttori tornarono a essere di nomina dipartimentale e politica, qualcosa di quell’esperienza sopravvisse a lungo, giungendo fino a noi. L’idea cioè che il luogo fondamentale per la discussione, la progettazione e la decisione circa la politica scolastica dovesse essere il Collegio dei Docenti di ogni Istituto; e che, sia pure in mezzo a mille imperfezioni, approssimazioni e contraddizioni, le decisioni più importanti dovessero partire da una discussione collegiale, di cui i Direttori si sarebbero poi fatti interpreti e sostenitori: se necessario scontrandosi con le proposte dipartimentali, nel limite del possibile.

Nessuno oggi ha picchiato nessun pugno su nessun tavolo, e non è stato necessario allarmare i corpi speciali della polizia. Ma di fatto, io temo che il modo di procedere scelto e cocciutamente difeso dalle autorità dipartimentali e dal Collegio dei Direttori per affrontare la questione della nuova griglia liceale abbia definitivamente chiuso un’epoca e un modo di considerare la gestione della scuola. Personalmente, non condivido affatto questo nuovo corso della politica scolastica e guardo con preoccupazione alle sue conseguenze future. Sapranno i Collegi dei docenti rivendicare la loro centralità, oppure si appiattiranno in un progressivo silenzio rassegnato? La scuola continuerà ad essere un luogo di dibattito e di sperimentazione, o si lascerà trascinare verso una gestione sempre più verticistica e aziendale? I prossimi anni risponderanno a questi interrogativi, che oggi mi inquietano.

La mia critica, lo si sarà inteso facilmente, è diretta principalmente al Collegio dei Direttori. Quanto al Dipartimento e alle sue Divisioni, pensavo che i difficilissimi anni appena trascorsi, e soprattutto la massacrante discussione sull’abortita Scuola che verrà, avrebbero messo in guardia dal presentare di nuovo progetti calati dall’alto, nati in qualche ufficio senza una preventiva discussione di base e per questo facilmente criticabili, in buona e cattiva fede. Così non è stato, evidentemente. Ma, come si suol dire, viviamo in democrazia, e ognuno è libero di farsi del male come meglio crede.

di Fabio Pusterla, docente Liceo Lugano 1

  • Due petizioni contro la nuova griglia oraria nei licei!

    L’Associazione dei docenti delle scuole medie superiori (ADSMS) e il Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA) domandano rispettivamente al Gran Consiglio e al Consiglio di Stato di fermare il nuovo piano delle lezioni settimanali del Liceo, che il Dipartimento educazione cultura e sport ha presentato lo scorso maggio 2019 e che intende implementare già a partire da settembre 2020.