Ancora una volta, lo scenario catastrofe per l'AVS si è rivelato errato: poche settimane fa, il Consiglio federale ha dovuto rivedere al rialzo le sue previsioni. Questo rende ancora meno accettabile il progetto di smantellare l'AVS sulle spalle delle donne. Il Consiglio federale e il Parlamento chiudono gli occhi sulla già poco invidiabile situazione delle donne: ricevono un terzo in meno di pensione rispetto agli uomini e possono praticamente contare solo sull'AVS. Questo divario pensionistico riflette l'ineguale distribuzione delle opportunità di lavoro. Le donne sono prevalentemente impiegate in lavori impegnativi, ma meno retribuiti, come le pulizie, le vendite, l'assistenza, la sanità e l'infermieristica. E sono soprattutto le donne a occuparsi di figli, nipoti, parenti anziani o malati. Per questo motivo, spesso hanno un lavoro part-time - quattro donne su cinque con figli non hanno un lavoro a tempo pieno - e redditi più bassi. Complessivamente, le donne guadagnano il 33% in meno degli uomini. Eppure, sommando il lavoro non retribuito e quello retribuito, si ottiene lo stesso numero di ore di lavoro. Il lavoro di molte donne si traduce quindi in pensioni scandalosamente basse. Eppure sarebbero loro a pagare per l'AVS 21! In futuro, le donne perderebbero l'equivalente di un anno di pensione AVS - circa 26'000 franchi (sulla base del reddito mediano). E la riforma non risparmierebbe le coppie, anche se le loro pensioni hanno già oggi un tetto massimo.
No al pensionamento a 67 anni per tutte/i
In caso di vittoria del Sì il 25 settembre, entro il 2026 dovremo aspettarci uteriori peggioramenti dell'AVS: il Parlamento ha deciso che il Consiglio federale dovrà presentare entro quella data una riforma su questioni "strutturali". In altre parole, si tratta di innalzare l'età pensionabile per tutte/i. Il Parlamento dovrà anche occuparsi dell'iniziativa sulle pensioni. Oltre a richiedere un ritardo generale dell'età pensionabile, collega l'età pensionabile all'aspettativa di vita: in altre parole, l'età pensionabile dovrebbe salire a 67 anni e poi aumentare di nuovo. Si teme inoltre che la riforma della LPP comporti tagli drastici e che i cittadini debbano pagare di più per una pensione più bassa. L'AVS 21 è quindi il primo violino dello smantellamento ben orchestrato delle pensioni e solo un NO potrà fermare questo sviluppo.
La realtà del mondo del lavoro
Oggi i 60-64enni sono la fascia d'età con il più alto tasso di disoccupazione, cosa che non accadeva prima. Inoltre, la disoccupazione diminuisce più lentamente tra i lavoratori a fine carriera, le cui prospettive sul mercato del lavoro sono scarse. Pochi datori di lavoro danno loro una possibilità. Per i sessantenni è più difficile trovare lavoro una volta diventati disoccupati, a prescindere dalle qualifiche e dalle richieste salariali. Nel settore alberghiero e della ristorazione, nel settore sanitario e sociale e nel commercio al dettaglio, sempre più donne sono disoccupate a fine carriera, anche se i datori di lavoro spesso lamentano una carenza di personale. La Svizzera rischia quindi di avere un'evoluzione simile a quella osservata all'estero: l'innalzamento dell'età pensionabile non farebbe altro che aumentare la disoccupazione di lunga durata e il numero di persone che usufruiscono dell'assistenza sociale.
Pagare di più per avere meno pensione?
I redditi reali e il potere d'acquisto sono sotto pressione in Svizzera. Per la prima volta dal 2008, i prezzi al consumo sono tornati a salire. Il tasso di inflazione previsto per quest'anno è del 2,7%. Inoltre, il prossimo aumento dei premi sanitari potrebbe raggiungere il 10%: un vero shock! In un simile contesto, le persone che percepiscono un salario medio subirebbero una riduzione del reddito reale di 1'600 franchi all'anno se l'aumento dei prezzi non viene compensato. Le coppie con due figli potrebbero addirittura vedere il loro reddito reale ridursi di 2'200 franchi. Ed è in questo contesto già teso che il Parlamento sta valutando l'aumento dell'IVA nell'ambito del progetto AVS 21.
L'alleanza referendaria ha raccolto in poco tempo il triplo delle firme necessarie, un risultato significativo. Tre settimane fa, il 14 giugno, oltre 50'000 persone hanno manifestato contro lo smantellamento delle pensioni sulle spalle delle donne. La campagna si baserà su questa mobilitazione di successo. I tagli inaccettabili all'AVS saranno al centro della campagna elettorale.