Intervento alla Conferenza stampa 8 marzo: verso lo sciopero del 14 giugno

Il Sindacato del personale dei servizi pubblici e sociosanitari VPOD opera a tutela dei settori della sanità, del sociale, dell’istruzione e dell’infanzia. Settori con una forte percentuale di donne impiegate e settori che riscontrano ancora problematiche insolute.

Intervento alla Conferenza stampa 8 marzo: verso lo sciopero del 14 giugno Intervento alla Conferenza stampa 8 marzo: verso lo sciopero del 14 giugno

di Giulia Petralli, VPOD Ticino

In Ticino alcuni passi avanti sono stati fatti, come negli asili nido, dove solo l’introduzione del Contratto Collettivo di lavoro nel 2022 ha permesso di aumentare i salari indegni di 2'500 / 3'000 fr mensili a un minimo iniziale di 4’110 franchi per 13 mensilità per il personale non formato e di 4’444 franchi per il personale educativo con formazione specifica. Il decreto Morisoli per pareggiare i conti cantonali entro il 2025 però rischia di bloccare la normale progressione salariale annuale negli asili nido già a partire dall’anno prossimo: un esempio che mostra che a subire la politica dei tagli della destra ticinese saranno sempre e soprattutto le donne!

E questo in un contesto dove in generale in Svizzera nel 2020 le donne hanno guadagnato in media il 18% in meno rispetto agli uomini. Un inaccettabile dato che si giustifica solo con il fatto che i lavori svolti dalle donne sono in generale meno apprezzati e di conseguenza meno valorizzati.

Per questo il Sindacato VPOD, oltre a quanto già sollevato dalle colleghe, rivendica la progressione regolare e l’aumento dei salari nel settore sociosanitario e socioeducativo, professioni che coinvolgono prevalentemente lavoratrici donne.

Per il Sindacato è importante evidenziare anche la sempre maggiore mole di lavoro e i turni festivi/notturni che il personale di cura e il personale socioeducativo deve sostenere. A ciò risulta chiaro che occorre rafforzare anche la conciliabilità tra il lavoro retribuito e il lavoro gratuito che ancora con una percentuale troppo elevata una donna è obbligata a svolgere. Senza il rafforzamento delle misure di conciliazione famiglia-lavoro rischiamo infatti di avere penuria di personale qualificato in ambito sociosanitario e socioeducativo.

Rivendichiamo, quindi, oltre a una presa a carico egualitaria del lavoro di cura gratuito tra uomo e donna, una maggiore conciliabilità tra lavoro e famiglia affinché non siano le donne a dover rinunciare alla propria attività professionale (o ridurne una parte, aumentando al contempo anche il loro rischio di povertà). Ricordo che nel 2020 le donne hanno svolto 4.7 milioni di ore di lavoro gratuito. In questo senso rivendichiamo infine uno sviluppo qualitativo e quantitativo dei servizi extrascolastici e dei nidi, dei servizi di assistenza e cura a domicilio, dei servizi di sostegno dei famigliari curanti, ecc. Questi servizi devono essere facilmente accessibili anche dal profilo finanziario, ovviamente.