Alla mozione del granconsigliere e segretario VPOD Ticino Raoul Ghisletta del 2019, intitolata ”30% almeno! Un passo avanti concreto nella parità tra donne e uomo ai vertici delle aziende/enti cantonali, dell’Amministrazione cantonale e nelle commissioni”, si è opposto il Messaggio 7839 del Consiglio di Stato del 2020. In parlamento nella sessione di marzo saranno discussi i due rapporti, uno di maggioranza contrario e uno di minoranza favorevole alla mozione.
La FAFTPlus ha invitato il Parlamento a sostenere il Rapporto di minoranza. Esso è infatti pienamente coerente con l’istanza dell’Agenda 54 Donne Elettrici 2019-2023 (sottoscritta da un terzo del Parlamento) per un’equa rappresentanza dei sessi nei consigli d’amministrazione e nelle direzioni delle aziende parastatali. “Includere le donne nei ruoli decisionali non significa solo adempiere al dettato costituzionale della parità di fatto e di diritto, ma anche garantire quel miglior funzionamento, quelle migliori decisioni, quei migliori risultati anche economico-finanziari che, ormai, un’enormità di studi accademici ed esperienze empiriche associano ai gruppi di lavoro misti.” - indica la FAFTPlus- “L’avvio dell’iter parlamentare di questa materia in Ticino risale ai lontani anni ’90. Nonostante la consapevolezza sia cresciuta nel tempo, nonostante la politica si dichiari unanime nel vedere i vantaggi di promuovere la parità di genere anche ai vertici direttivi (e, infatti, ne danno conto sia il suddetto Messaggio del Consiglio di Stato, sia il Rapporto di maggioranza), ad oggi non si registrano passi avanti significativi nella composizione di genere negli enti direttivi, che continua ad essere fortemente sbilanciata a favore degli uomini. E questo, a dispetto degli enormi progressi che le donne riportano nell’istruzione superiore, corredata da eccellenti risultati. Abbiamo assistito, negli anni, a moltissime dichiarazioni di intenti da parte della politica, ma le titubanze, ancorché animate da raccomandazioni e buoni propositi, non funzionano e non funzioneranno! Ne è un chiaro esempio il Regolamento concernente le commissioni, i gruppi di lavoro e le rappresentanze presso enti di nomina del Consiglio di Stato: esso statuisce che ciascun sesso dev’essere rappresentato almeno al 30 per cento, ma, nei fatti, il principio non è rispettato.”
Per questo secondo la FAFTPlus serve qualcosa di immediato e incisivo, che scardini le consuetudini, che superi la penalizzazione delle donne quale effetto della cultura dei ruoli stereotipati, che si proponga di migliorare la qualità e la sana alternanza dei gruppi di lavoro, attraverso l’attuazione del principio dell’equa rappresentanza di genere.
La FAFTPlus il 7 marzo si è quindi appellata al Gran Consiglio perché sostenesse il Rapporto di minoranza (relatrice Daria Lepori), impegnando il Consiglio di Stato a:
- corredare il Regolamento concernente le commissioni, i gruppi di lavoro e le rappresentanze presso enti di nomina del Consiglio di Stato di una clausola “Complain or Explain”, esigendo cioè una motivazione scritta in caso non sia raggiunta la quota del 30% per il sesso meno rappresentato;
- introdurre una norma analoga in una prossima revisione delle leggi che regolano le aziende partecipate del Cantone;
- introdurre nella norma l’impegno a raggiungere, nel tempo, la presenza paritetica di entrambi i sessi;
- raccogliere e rendere accessibili al pubblico i dati sulla presenza femminile, in modo da monitorarne l’evoluzione;
- avviare misure di sensibilizzazione per aumentare la presenza femminile già in vista del rinnovo nel 2023 delle commissioni e dei gruppi di lavoro extraparlamentari.
Riferiremo a breve se il Parlamento ha accolto l’appello della FAFT, “trasformando le dichiarazioni di intenti, che ci accompagnano da molti decenni senza produrre risultati, in misure concrete e tangibili affinché il numero di donne nei ruoli decisionali in Ticino smetta finalmente di essere così ridicolmente basso.”