In Ticino il referendum in votazione popolare il 23 settembre 2018 vuole impedire la sperimentazione del progetto de “La Scuola che verrà”. Vuole impedire a quattro sedi di scuola media e tre sedi di scuola comunale di sperimentare per la durata di tre anni delle modalità di insegnamento volte a prendere a carico meglio gli allievi in base alle loro caratteristiche. Si tratta di modalità già note oggi nella scuola ticinese dell’obbligo, ma applicate in misura molto limitata: l’insegnamento da parte di due docenti in una classe, l’insegnamento in classi dimezzate, un maggiore sostegno per gli allievi in difficoltà... Si investiranno 6 milioni di franchi sull’arco di tre anni per verificare se i mezzi impiegati consentiranno effettivamente di fare passi avanti nell’apprendimento degli allievi. Esperti universitari indipendenti faranno una valutazione autonoma della sperimentazione rispetto al Dipartimento educazione e all’on. Bertoli.
La Commissione parlamentare scolastica ha persino introdotto nella scuola media una variante da sperimentare “targata PLR”, per consolidare l’accordo finale a quattro: in Parlamento infatti hanno votato a favore del credito PLR, PPD, PS e Verdi, quindi un’ampia maggioranza del Gran Consiglio. Docenti, sindacati della scuola, genitori e partiti affiancheranno la sperimentazione per evidenziare e discutere eventuali e inevitabili problemi che sorgeranno. Il Governo e il Parlamento alla fine dovranno dire la loro sulla sperimentazione e sulla valutazione fatta dagli esperti: ed il popolo potrà ancora esprimersi, tra quattro anni, sulle eventuali modifiche delle leggi scolastiche alla fine del processo, qualora la sperimentazione avesse un seguito in Parlamento. Questo è un percorso scientifico, innovativo, partecipativo e democratico: votiamo quindi Sì alla sperimentazione de “La scuola che verrà”.
PS: una parte dei referendisti, capeggiati da Sergio Morisoli e Paolo Pamini, ha depositato nel 2016 un’iniziativa parlamentare che vuole creare una scuola élitaria e finanziare anche le scuole private: l’iniziativa si chiama “La scuola che vogliamo” e vorrebbe modificare una trentina di articoli della legge della scuola. Morisoli e Pamini vogliono stravolgere la scuola ticinese senza fare alcuna sperimentazione: ecco come predicano e come razzolano!
di Stefano Testa, sindacalista VPOD