Uno sguardo fuori dal confinamento

La situazione particolare dalla quale siamo passati, dove la maggior parte di noi ha vissuto confinata tra le mura domestiche per lungo tempo, ci ha spinti a reinventarci e a trovare nuovi modi per mantenere i contatti con le persone amate. In questo contesto, Sonia Rossi, con il marito Amedeo Senesi e la loro figlia Giulia, hanno sviluppato “The Glance Out – Uno Sguardo Fuori”: si tratta di un progetto che raccoglie 400 fotografie e 60 video provenienti da 46 Nazioni confluiti in un video di 20 minuti, che offre un giro del mondo attraverso lo sguardo di molte/molti per un futuro più consapevole e responsabile insieme.

  • Come vi è venuta l’idea di realizzare questo filmato straordinario?

Quando ho saputo che saremmo stati confinati in casa per un lungo periodo, ho voluto trovare una nuova occupazione per Amedeo (Sonia ride). Questo progetto è nato con l’idea di attingere alle nostre passioni quali il cinema, la fotografia e la musica. All’inizio voleva essere un progetto famigliare per poter comunicare con i nostri cari, per condividere qualcosa in quel momento particolare. Abbiamo scritto ad amiche e amici di tutto il mondo, chiedendo loro di inviarci una fotografia o un video di una loro finestra e di quanto vedevano, questo per mostrarci come hanno vissuto la «loro» pandemia. Non volevamo realizzare un progetto su un confinamento depressivo, ma invece offrire una pluralità di sguardi sulla realtà: città, paesi, vigneti, spiagge, neve, ...

  • Come avete fatto a raccogliere così tante immagini?

Abbiamo contattato amiche ed amici, prima di tutto per chiedere loro come stavano e come trascorrevano questo periodo. Abbiamo poi chiesto loro di partecipare al progetto, dicendo di parlarne anche con i loro cari. Non sapevamo quanta gente avrebbe voluto partecipare, ma l’idea è piaciuta e abbiamo ricevuto immagini da tutto il mondo, persino dalla Nuova Zelanda! Abbiamo poi contattato telefonicamente quasi tutte le persone che hanno partecipato al progetto e siamo stati felici di sentire che questa forma di ospitalità e di condivisione offriva quasi un senso di appartenenza ad una comunità. La raccolta delle immagini è durata dal 25 marzo al 30 di aprile e alla fine, visto il gran numero di materiale ricevuto, abbiamo inserito una sola immagine per partecipante.

  • Chi si è occupato del montaggio delle immagini?

Abbiamo lavorato con la grafica Giada Frigerio. Il progetto le è piaciuto molto e l’ha svolto tutto in modo volontario durante il suo tempo libero. Ha eseguito un lavoro davvero notevole e ha dato prova di avere moltissima pazienza, perché non è stato sempre semplice intendersi per telefono e ogni tanto mancava qualche immagine (Amedeo ride). Abbiamo fatto molte prove per arrivare a un filmato fluido, cercando di unire la parte emozionale ed estetica delle diverse testimonianze. Il filmato è stato prodotto in modo indipendente e abbiamo ricevuto solo la sponsorizzazione volontaria di un privato.

  • Quale concetto volevate trasmettere attraverso questo video?

Le immagini mostrano realtà molto diverse, ogni partecipante ha potuto scegliere cosa mostrarci dalla sua finestra e come, in base alla sua sensibilità. Ne è nato un progetto intergenerazionale e trasversale, con il quale volevamo offrire un attimo di conforto in una situazione difficile, una boccata d’aria, perché dalla finestra entrano la luce e la bellezza del mondo. È sorprendente quello che è nato alla fine, il tutto basato sulla fiducia delle persone. Soprattutto per questo motivo il video non è disponibile online, ma chi è interessato a visionarlo può certamente contattarci scrivendo a: