È successo lo scorso 8 agosto: cinque amiche che tornavano a casa dopo una serata in discoteca si sono fatte malmenare per la strada da un gruppo di uomini. Il fatto ha suscitato l’indignazione generale: una manifestazione di protesta contro la violenza sulle donne è subito stata organizzata a Ginevra dai movimenti femministi e di sinistra, molte riunioni in diverse città svizzere sono seguite e in molti hanno scritto sull’accaduto.
Quest’aggressione è avvenuta in un luogo pubblico, e non in contesto lavorativo. Eppure, mi sento presa in causa anche in quanto sindacalista, perché la violenza sulle donne non deve mai essere permessa! L’uomo che commette violenza su una donna per strada non rispetterà neppure la sua compagna a casa o la sua collega in ufficio, e questa realtà ferisce. Ferisce le donne, che non possono sentirsi al sicuro da nessuna parte, e gli uomini, che possono sentirsi accusati ingiustamente.
Sessismo onnipresente
È però forse a causa di questo malessere percepito da certi che il dibattito sul fatto di Ginevra si è rapidamente spostato sulla questione dei migranti: questi stranieri, che vengono da lontano, o che sono nati qui ma che hanno un’altra cultura dove l’immagine della donna è diversa, rappresenta la scappatoia ideale e focalizza l’attenzione sul problema migratorio, quando invece è chiaramente della violenza sulle donne che vogliamo parlare. Anche il Consigliere di Stato Pierre Maudet ha reagito puntando il dito sui migranti, dalle culture patriarcali, proponendo di migliorare l’integrazione degli immigrati e di aumentare gli effettivi della polizia. Non c’è però bisogno di chiaroveggenza per indovinare che queste misure non porterebbero a nessun risultato; aumentare il numero di poliziotti, vuol dire infatti potenziare la fine di un processo, quando invece bisognerebbe agire a monte del problema portando delle campagne di prevenzione nelle scuole, nelle imprese, nelle istanze giuridiche. Abbiamo infatti assistito a innumerevoli scandali che implicavano ugualmente uomini bianchi, coltivati, ricchi e integrati: Strauss-Kahn, Weinstein, Berlusconi, Buttet, … e questo nonostante le donne si mobilitino ovunque : Bombay a New York, de Buenos Aires a Madrid. Dobbiamo quindi ammettere che la violenza sulle donne non è specifica a nessun territorio, nessuna cultura, nessuna classe, ma è purtroppo onnipresente: si tratta di una violenza di genere radicata in un sessismo ordinario.
Parità e servizio pubblico
Per eliminare la violenza sulle donne, bisognerebbe soprattutto far cessare le discriminazioni e il sessismo. Bisognerebbe inoltre, e questo ci interessa particolarmente in quanto sindacato dei servizi pubblici, instituire una vera politica della Parità, che comprenda la prevenzione, l’aiuto alle vittime di violenza, ma anche misure di lotta contro le discriminazioni e promozione della parità sia in ambito lavorativo, che familiare e privato. Per fare ciò, sono necessari dei mezzi finanziari capaci di sviluppare il servizio pubblico. Per il momento però assistiamo al contrario: due anni fa il Consiglio federale ha deciso di sopprimere l’aiuto finanziario previsto dalla Legge sulla parità a 11 servizi di consulenza per le donne, ripartiti su tutto il territorio nazionale.
Di fronte a tali fatti vi è una sola soluzione: le donne, supportate da uomini solidali, devono prendere in mano la situazione e mobilitarsi nuovamente prima il prossimo 22 settembre, e continuare a lottare tutto l’anno, fino allo sciopero del 14 giugno 2019.