Sì alla Pianificazione sociosanitaria integrata 2021-2030, ma…

Da: Raoul Ghisletta, segretario VPOD Ticino e granconsigliere

Merito della Pianificazione cantonale Legge anziani-Legge assistenza e cure a domicilio 2021-2030 (messaggio 8095), approvata dal Parlamento ticinese il 23 gennaio scorso, è indubbiamente di aver integrato nella sua visione ed azione le case per anziani (CPA), i servizi di assistenza e cura a domicilio (SACD), i servizi d'appoggio (SApp) e gli aiuti diretti ai famigliari curanti. Anche i cinque principi pianificatori sono ben calibrati: non mancano tuttavia i problemi totalmente irrisolti e i problemi in lenta fase di soluzione.

  1. Cinque principi pianificatori

Tra i cinque principi pianificatori sono da sottolineare in particolare l’orientamento all'utente e l’inclusione delle persone anziane con disabilità e malate in modo che si possano sentire parte integrante della società.

Pure importante è l’orientamento al mantenimento e alla presa a carico a domicilio per far fronte all’invecchiamento della popolazione ticinese, come si vede dai tassi di crescita dei vari strumenti: la crescita è infatti +62% SACD, +105% SApp +26% posti letto nelle CPA.

Pure da sottolineare è la necessità di valorizzare i famigliari curanti: appare di particolare importanza il miglioramento da parte del Dipartimento sanità e socialità dell’accesso agli aiuti diretti e il miglioramento dell’informazione su questi aiuti per i famigliari curanti (pag. 21 del messaggio).

Infine è pure positivo che si voglia integrare i vari tipi di offerta e garantire la qualità. In quest’ottica va sottolineata l’importanza di creare tendenzialmente in ogni casa per anziani (o in una rete di case anziane) un reparto protetto per accogliere persone affette da disturbi cognitivi (demenza senile, Alzheimer), al fine di rispondere adeguatamente ai bisogni della popolazione. Per la presa in carico di persone con bisogni in ambito psicogeriatrico (persone con problematiche miste e pregresse di patologie psichiatriche) l’obiettivo è di avere un reparto per ogni distretto, che dispone di personale specializzato.

  1. Costi e investimenti importanti

La via scelta dalla Pianificazione integrata 2021-2030 è quella che minimizza la crescita dei costi annui, che ovviamente rimane importante:

140 mio annui a regime rispetto ai 340 di oggi significa un +42%, ai quali si aggiungono 130 mio quali versamenti per investimenti (13 mio annui su 10 anni).

  1. Marginalizzazione delle prestazioni per le famiglie con bambini

Tra i rischi della Pianificazione integrata 2021-2030 vediamo la marginalizzazione delle prestazioni per famiglie con bambini. Lo si vede nel rinvio nel medio termine della riorganizzazione dei servizi di consulenza mamma-bambino e dei servizi di cura a domicilio per bambini ammalati. Un vero peccato, visto che lo studio commissionato all’esperta ha conclusioni chiare. È pendente una nostra iniziativa parlamentare generica in Commissione sanità e sicurezza sociale (CSSS) per creare un unico servizio cantonale d’interesse pubblico dotato di una massa critica e di visibilità esterna, che garantisca buone prestazioni ai genitori e ai bambini su tutto il territorio in modo efficiente ed efficace.

  1. Carenza e stanchezza del personale sociosanitario

Tra i problemi da risolvere nel settore sociosanitario regolato dalla Pianificazione integrata ne segnaliamo cinque

Innanzi tutto vi è il problema della carenza e cronica stanchezza del personale sociosanitario. Occorrerà insistere affinché ci sia un approccio più rispettoso del personale sociosanitario da parte di tutti gli enti ed occorrerà liberare risorse mirate a lenire le situazioni di sovraccarico. Occorrono anche migliori indennità per il lavoro del personale nelle fasce orarie difficili, che ostacolano la conciliazione famiglia lavoro e la conciliazione tra vita sociale e lavoro. Si tratta di punti che arriveranno in parlamento con l’iniziativa popolare VPOD per cure sociosanitarie e prestazioni socioeducativa di qualità

  1. Diritti di pazienti e utenti

Vi è in secondo luogo il problema della mancata codificazione dei diritti dei pazienti e degli utenti (l’obiettivo per le case anziani è riconosciuto dalla Pianificazione integrata) e mancano organi di mediazione gratuiti per affrontare tempestivamente e conciliare sui problemi che sorgono nelle strutture. Organi di mediazione che servirebbero alle strutture, al personale e agli utenti/pazienti. Si tratta pure di punti che arriveranno in questo parlamento con l’iniziativa popolare VPOD per cure sociosanitarie e prestazioni socioeducativa di qualità, ma che sono già stati avanzati da una nostra iniziativa parlamentare di fine 2020, che è giacente nei cassetti della CSSS in attesa di una presa di posizione del Governo

Oltre ai problemi drammatici di ospiti e utenti emersi nei casi della CPA Sementina e di Unitas, un altro tema fondamentale è il diritto dell’ospite di non subire terapie farmacologiche tese alla sua contenzione. C’è un progetto pilota per limitare in Ticino l’uso dei farmaci di contenzione nelle case anziani: ad esso dovrà essere data la necessaria attenzione da parte del Dipartimento sanità e socialità. A pag. 18 del rapporto commissionale ho fatto inserire alcune frasi sullo studio svolto in Svizzera tedesca, che fa emergere una situazione allarmante: 37% degli ospiti anziani ricevono neurolettici, una percentuale che secondo l’associazione padronale Curaviva dovrebbe essere dimezzata. La domanda è a sapere se l’abuso farmacologico è una questione di approccio medico sorpassato o se è legata anche ad altri elementi come la sottodotazione di personale per occuparsi di persone con disturbi cognitivi. Questi farmaci sono prescritti dai medici in base ad una valutazione in scienza e coscienza e sarebbe grave se i medici prescrivessero neurolettici in base “alla mancanza di personale” e non in base al bisogno del loro paziente!

Certo è che la sottodotazione di personale è da ricondurre al sottofinanziamento delle case anziani, come è emerso sulla stampa recentemente a seguito di un nuovo studio realizzato da Curaviva a livello svizzero: uno studio nazionale che andrà approfondito anche in Ticino.

  1. Trasparenza dei risultati sulla qualità

Un terzo problema evidente è la trasparenza sui risultati delle inchieste indipendenti che misurano la soddisfazione del personale e di pazienti e utenti: occorre poter verificare l’esisto delle inchieste struttura per struttura. Oggi questo non è possibile: questa opacità è una vergogna, visti i milioni che vengono versati nel settore. Si tratta pure di un punto che arriverà in parlamento con l’iniziativa popolare VPOD per cure sociosanitarie e prestazioni socioeducativa di qualità.

  1. Dotazione di personale

Il quarto problema è che la dotazione di personale nelle case anziani è calcolata con metodi che possiamo ancora definire discutibili: metodi tarati sulla cura, che non prendono sufficientemente in conto la dimensione psicosociale dell’anziano. Anche questo tema arriverà in parlamento a seguito di una mia mozione e dell’iniziativa popolare VPOD per cure sociosanitarie e prestazioni socioeducativa di qualità.

  1. Situazione patrimoniale

Infine c’è il problema della situazione patrimoniale preoccupante di una parte delle case anziani no profit private. Una strana situazione che stona con quella dei servizi assistenza e cure a domicilio di interesse pubblico e delle istituzioni sociali. Anche di questo tema se ne parlerà in parlamento a seguito alla citata mozione.

  1. La governance deve restare cantonale

Infine concludo con una presa di posizione sulla governance. Per il sottoscritto la governance del settore sociosanitario deve rimanere saldamente nelle mani del Consiglio di Stato, mentre il Parlamento deve esercitare con efficacia l’alta vigilanza.

Le pretese che si sentono ogni tanto di alcuni cosiddetti rappresentanti dei Comuni di gestire o cogestire la governance di questo settore sono irrealistiche e contrarie all’interesse della popolazione vista la complessità del sistema e l’esigenza di avere regole e prestazioni di qualità valide in tutto il Cantone.

L’equità di trattamento in tutto il Cantone è fondamentale per tutti i residenti e gli utenti del settore sociosanitario in questione, come ribadito anche da più intervenuti nelle audizioni commissionali riportate nel rapporto sulla Pianificazione integrata.

Ovviamente dico sì alla partecipazione dei Comuni e degli enti sociosanitari nella fase consultiva per l’elaborazione della pianificazione, nonché nella fase della sua attuazione. Ed auspico che il Dipartimento accolga i suggerimenti costruttivi e innovativi che vengono dal basso: uno tra questi quello formulato nelle audizioni di estendere la durata annuale del contratto di prestazione tra Cantone ed enti sociosanitari.

Occorre per contro opporsi fermamente, se necessario con il referendum, sia ad una balcanizzazione del sistema sociosanitario regolato dalla Legge anziani e alla Legge assistenza e cure a domicilio, sia ad una balcanizzazione del sistema scolastico comunale: temi questi che sono serpenti di mare mostruosi, che si annidano nelle acque stagnanti del progetto Ticino 2020.