In tantissime e tantissimi hanno fatto sentire la propria voce: ma il Parlamento non ha voluto ascoltare! La riforma emersa dalle discussioni parlamentari fa acqua da tutte le parti tanto che ci è voluto davvero poco per raccogliere ben 151'782 firme contro AVS21.
Il problema principale? La maggior parte del risparmio permesso dalla riforma è a carico delle donne!
Inoltre il finanziamento supplementare non sarà sufficiente per garantire sul lungo termine la stabilità del principale pilastro pensionistico. E la mancanza di un finanziamento solido condurrà inevitabilmente ad una nuova riforma tra pochi anni. Se noi oggi accetteremo l’aumento dell’età di pensionamento delle donne a 65 anni e la “flessibilità” del pensionamento tra i 63 e i 70 anni, conditi da un fragile finanziamento, la strada sarà spianata verso un ulteriore aumento dell’età di pensionamento. Magari fino a 70 anni!
Ci sono vie alternative? Certo che sì! L’AVS può essere finanziata in modo solido per esempio con un aumento contenuto dei tassi di contribuzione o con un maggior contributo della Confederazione grazie, per esempio, agli utili della Banca Nazionale o a una tassa sui dividendi.
L’AVS è un valore per l’intera società che non solo va preservato, ma anche rafforzato. Dà sicurezza a tutti coloro che raggiungono il pensionamento dopo una vita di lavoro più o meno stabile, più o meno remunerata, più o meno fortunata.
Il 14 giugno segna la protesta delle donne contro la disparità salariale che è così difficile da sradicare dall’economia e dalla cultura. Questa disparità si riflette a livello pensionistico (gender pension gap) con una differenza del 37 percento tra uomini e donne. Solo nell’AVS le donne sono trattate in modo equo e ricevono rendite pari agli uomini. Non spegniamo questo barlume di equità dal nostro sistema pensionistico!
Azione “No ad AVS21? Ci metto la faccia!” La Rete invita tutte e tutti a mobilitarsi! Il 14 giugno a Bellinzona, Lugano e Mendrisio sarà possibile farsi fotografare con una cornice che esprime il dissenso contro la riforma. Partecipate anche voi e diffondete sui social il vostro “NO!”
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