Lavori di utilità pubblica: avanti in ordine sparso!

Da: Raoul Ghisletta, granconsigliere e segretario VPOD Ticino

Purtroppo il Parlamento in data 8 novembre 2021 ha respinto la creazione di un Ente cantonale per lavori di utilità pubblica, formato da Cantone, comuni e associazioni private, al fine di inserire in attività socialmente utili le persone che purtroppo non sono ricollocabili nel mercato del lavoro.

Questo Ente avrebbe creato forza e sinergie all’azione oggi sparpagliata in tanti rivoli e affrontata con un impegno molto diverso da una regione all’altra e da un Comune all’altro. Precisamente l’iniziativa del 2015 preconizza un ente che dovrebbe occuparsi di persone che non sono state ricollocate nel mercato del lavoro dalle numerose misure previste dalla legge federale sull’assicurazione contro la disoccupazione/legge cantonale sul rilancio dell’occupazione, né dalla collaborazione per il reinserimento lavorativo degli assistiti creata dalla Sezione del lavoro e dalla Divisione dell’azione sociale e delle famiglie (nel primo anno di collaborazione su 1’000 casi di persone in assistenza esaminate, il ricollocamento ha avuto un esito finale pienamente positivo per 150 di loro: stato 7.7.15).

Dopo l’iniziativa di fine 2015 seguono il messaggio del Governo del 14 dicembre 2016 n. 7258. L’iniziativa viene discussa dapprima in Gestione/ Finanze ai tempi della modifica della legge sul rilancio dell’occupazione, poi in Costituzione/diritti politici e infine nella Commissione sanità e sicurezza sociale (CSSS), che elabora un rapporto di maggioranza e uno di minoranza nel settembre 2021.

Quale target della strategia cantonale?
La nuova strategia di cui si parla nei due rapporti della CSSS è stata messa in piedi dal Dipartimento DSS con la creazione della “Sezione del sostegno sociale” solamente nel 2019 ed è in sperimentazione fino al 2025 (!!!): essa è chiaramente posteriore al messaggio facilone del Governo datato 2016, che aveva suscitato imbarazzo. Rimane una domanda aperta che è centrale: il target della nuova strategia del DSS è il medesimo di quello evidenziato dall’iniziativa, ossia gli esclusi dal lavoro e dal benessere, il sottoproletariato? Non è chiaro e questo si potrà saperlo solamente con un monitoraggio serio, che dovrà essere chiesto da una mozione specifica. Nella Commissione CSSS il rapporto di Gina La Mantia ha cercato la mediazione, ma poi alla fine è stato fucilato. Certamente se l’iniziativa fosse stata trattata in tempi finanziariamente normali dal Parlamento, non sarebbe incappata nella ghigliottina della maggioranza di centro-destra, pronta a bocciare ogni minimo accenno ad un aumento della spesa.

I bisogni e la dignità del sottoproletariato - quello sostanzialmente escluso dal mercato del lavoro e dal benessere della nostra società- sono la prima vittima dell’ideologia in voga ora. Si finisce così per negare che queste per- sone escluse abbiano una dignità valorizzabile tramite il lavoro, pur di non ipotizzare di spendere qualche franco come preconizza il rapporto La Mantia. Un Ente cantonale di pubblica utilità avrebbe reso visibile il marasma del sottoproletariato ticinese. Ma l’idea non passa: forse perché per i benpensanti è meglio nasconderlo qua e là per non guastare le bellezze turistiche del Ticino. Senza parlare del fatto che il sottoproletariato non vota e quindi non conta per i partiti a caccia di voti...