Stop agli open-space nell’Amministrazione

Da: Alberto Locati

La situazione drammatica legata alla pandemia da CoVid-19 sembra finalmente aver fine e si annuncia per le prossime settimane un lento ritorno alla normalità. È questo il momento di riflettere su ciò che è successo per evitare di commettere i medesimi errori e disegnare una nuova normalità; la tragedia più grande sarebbe non aver imparato nulla da questa dolorosa prova.

Molti di noi hanno sperimentato il telelavoro e ne hanno apprezzato i notevoli vantaggi tra cui quello di non essere obbligati ad utilizzare i mezzi pubblici. Se vogliamo ridurre le occasioni di contagio dobbiamo far sì che gli spostamenti avvengano rispettando la distanza sociale e non potendo moltiplicare il numero dei treni o dei bus l’unica misura efficace è ridurre il numero di utenti.

Se non è possibile il lavoro da casa bisogna cercare una soluzione di prossimità, in una struttura pubblica che possa mettere a disposizione un ufficio e solo come ultima istanza il rientro in sede. Non si dice di arrivare come in Italia dove viene obbligato lo smart working, ma di ampliare il più possibile la platea del telelavoro. Il Cantone, che in gran parte è una struttura di servizio, dovrebbe essere di esempio per tutti gli altri.

Evitiamo di investire risorse, ora più che mai preziose, per creare altri uffici in modalità open-space. Gli open-space sono quanto di peggio possa esistere per il contenimento del contagio. Progetti come quello per il nuovo CSI vanno cancellati o comunque arrestati perché siano esaminati nuovamente alla luce del fatto che, è opinione comune tra gli esperti, questa non sarà l’ultima pandemia ma dovremo aspettarcene altre sempre più ravvicinate.

Mi sento di affermare che il CSI ha egregiamente fatto fronte all’emergenza e questo grazie al personale che ha potuto lavorare in telelavoro. Facciamo tesoro di questa esperienza.