Riapertura delle attività nel segno della responsabilità individuale?

Da: Raoul Ghisletta, segretario VPOD Ticino

La mancanza di regole chiare e controlli generata da un’ideologia liberale, che punta su una filosofia di responsabilità individuale applicata (purtroppo) solamente da una parte della popolazione, rischia di essere inadatta a combattere un grave problema sanitario collettivo.

In Ticino la solita politichetta dei bastan contrari (tra cui, ahinoi, annoveriamo personalità come il Sindaco di Lugano) ha attaccato duramente il diritto alla formazione in presenza per gli allievi delle scuole dell’obbligo, cavalcando la paura del contagio: ovviamente perché si trattava di attaccare il responsabile socialista del Dipartimento, come se Bertoli non agisse sulla base di indicazioni epidemiologiche fatte da chi è competente.

All’altro estremo la solita politichetta -fatta ahinoi anche dal presidente e dall’ex presidente del PLR cantonale- ha polemizzato sul fatto che in Ticino non fossero svolti gli esami di maturità in presenza e ha chiesto che si riaprisse più velocemente l’economia: i motivi sono quelli di cui sopra nel primo caso e sono la difesa dell’economia ad oltranza nel secondo caso.

Da quello che ho visto nella prima settimana di riapertura in Ticino, il problema non sono certamente le scuole dell’obbligo, sulla cui ripartenza in presenza tanto si è polemizzato: alla loro testa e al fronte ci sono persone qualificate, prudenti e responsabili, che, mettendoci tante energie, fanno del meglio per far funzionare le sedi scolastiche con scienza e coscienza nell’interesse degli allievi.

Come sindacati abbiamo invitato le autorità e i datori di lavoro a vigilare sulla riapertura di tutti i posti di lavoro e a tutelare in particolare i lavoratori a rischio e i famigliari curanti. Il sindacato ha pure esortato a promuovere il telelavoro nell’amministrazione pubblica per ridurre i tragitti casa lavoro.

Con il granconsigliere Fabrizio Sirica in una mozione ho chiesto di potenziare i controlli sui posti di lavoro:

  • con l’introduzione di un’autocertificazione dei datori di lavoro sull’applicazione delle misure di sicurezza, che indichi il coinvolgimento delle commissioni del personale e dei sindacati;
  • con la creazione di strumenti per i dipendenti che consentano di segnalare all’Ufficio cantonale dell’ispettorato del lavoro le situazioni di mancato rispetto delle regole e di ricevere un feedback in forma confidenziale da parte dell’autorità;
  • con l’aumento del personale dell’ispettorato del lavoro, degli ispettori dell’Associazione interprofessionale di Controllo e degli ispettori delle commissioni paritetiche dei contratti collettivi di lavoro.

Le distanze sociali purtroppo sono spesso ignorate in bar e buvette, come pure nei trasporti pubblici, dove manca l’obbligo della mascherina.

Oggi non so se la riapertura iniziata l’11 maggio in Ticino fallirà. Spero veramente di no, perché se la riapertura fallirà, sarà una vera catastrofe economica, sociale e culturale. E sarà stata colpa unicamente della mancanza di regole chiare e di controlli efficaci.