Un’occasione persa per la scuola: ed ora?

Da: di Adriano Merlini presidente docenti VPOD Ticino

Non era la nostra battaglia ma lo è diventata. L’apertura dimostrata dal Dipartimento al confronto e l’accoglimento nel progetto definitivo di molte delle richieste di modifica formulate da più parti, in particolare proprio da VPOD docenti, hanno fatto sì che La Scuola che verrà si fosse guadagnata il nostro sostegno deciso, convinto e motivato.

Da docente e da sindacalista ritenevo interessantissimo il 40% di lezioni a classi dimezzate nelle scuole medie: avrebbe permesso un seguito più individuale dei ragazzi tramite una sensibile diminuzione del numero di allievi e di classi che ogni docente avrebbe dovuto seguire. Ciò che, sommato all’aumento del riconoscimento tramite sgravi di alcuni compiti quali la docenza di classe e i progetti di istituto, avrebbe potuto contribuire pure a una sensibile diminuzione dell’onere lavorativo dei professionisti dell’insegnamento.

Da decenni queste sono due rivendicazioni sindacali di fondo, integrate anche nelle iniziative VPOD sulla scuola dell’obbligo, l’ultima delle quali inerente le scuole medie è stata bocciata in votazione popolare solo nel 2016. “No, Ci penserà La Scuola che verrà a risolvere i problemi da voi sollevati: e molto meglio” -dissero coloro che hanno affossato oggi la Scuola che verrà.

Ed ora?

È indispensabile ripartire e noi non ci tireremo indietro, continuando a fare proposte concrete per migliorare la nostra scuola pubblica e le condizioni di lavoro dei suoi docenti. Due aspetti assolutamente inscindibili.

Cercheremo di collaborare ancora con le altre associazioni magistrali (malgrado l’atteggiamento di alcune di loro sulla Scuola che verrà sia stato incomprensibile e professionalmente autolesionistico), con i rappresentanti degli studenti, dei genitori e del mondo politico e istituzionale, alla ricerca di soluzioni condivise per problemi che conosciamo da decenni. Il guaio è che se i problemi sono noti, le proposte di soluzioni concrete vengono regolarmente bocciate, spesso, come visto, ricorrendo al dilagante benaltrismo. E così si discute per anni, si progetta, si propone ma non si riescono a mettere alla prova i possibili rimedi. Frustrante.

Si è però innegabilmente creata una certa attenzione verso la scuola e i suoi docenti da parte del mondo politico: vedremo quanto concreta e con quali intenzioni nei prossimi mesi.

Da parte nostra siamo disposti al dialogo e pure al compromesso. Come vostri rappresentanti avremmo bisogno di sentire le vostre idee e vi invitiamo a comunicarcele, magari invitandoci ad un vostro Collegio e/o partecipando agli incontri che organizziamo regolarmente. Abbiamo però dei punti fermi ideologici dai quali non intendiamo recedere: pari opportunità, educabilità di ogni ragazzo e inclusività. Dunque nessuna apertura possibile su nuovi (o resuscitati), modelli che implichino una selezione e divisione dei curricula formativi precoci e nessun sovvenzionamento dello Stato alle scuole private.