È a mio parer invece urgente che il Parlamento federale si adoperi per una migliore regolamentazione del contratto di lavoro, che sia valida per tutti i lavoratori in Svizzera e non solamente per i lavoratori delle imprese estere. In tal modo si attueranno finalmente delle misure di protezione del mercato del lavoro, che non possono essere giudicate discriminatorie e che si avvicinano agli standard europei.
Per questo motivo con i granconsiglieri Bang, Ducry, Durisch e Lepori, ho inoltrato durante l’ultima sessione del Parlamento ticinese una proposta di iniziativa cantonale, volta a chiedere al Parlamento federale la modifica del diritto del lavoro elvetico su 8 punti:
1) obbligo della forma scritta per il contratto di lavoro;
2) obbligo per il datore di lavoro di versare una remunerazione che consenta al lavoratore di raggiungere il minimo vitale in Svizzera, definito dalle prestazioni complementari AVS/AI;
3) definizione restrittiva degli stages, che devono consentire al dipendente di conseguire un titolo riconosciuto dallo Stato (va prevista in particolare l’obbligo di una notifica all’ispettorato del lavoro e il diritto dello stagista a rimborso delle spese vive);
4) obbligo della definizione del salario in franchi svizzeri nel contratto di lavoro e del pagamento in franchi svizzeri;
5) divieto del pagamento in contanti del salario e degli acconti salariali, oltre la somma di 500 fr al mese;
6) obbligo della motivazione scritta della disdetta del contratto di lavoro;
7) nelle aziende oltre i 10 addetti il lavoro interinale e su chiamata va limitato ad una soglia del 10% del personale (unità a tempo pieno calcolate sull’arco di 1 anno);
8) il tempo d’attesa del lavoratore su chiamata deve essere remunerato.
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