Basta sfruttamento nei servizi di sicurezza e di pulizia!

Da: di Redazione

La maggioranza di centrodestra del Parlamento, nella sessione del 7 maggio scorso, ha respinto la mozione di Raoul Ghisletta che chiedeva al Consiglio di Stato di internalizzare i servizi di sicurezza e di pulizia presso gli uffici e le strutture cantonali.

Scopo della mozione era combattere i rischi di infiltrazione, furti e fughe di informazioni che possono avvenire nel caso di ditte esterne operative presso gli uffici e le strutture dello Stato, ditte che impiegano sovente personale fluttuante e poco controllabile. Inoltre si voleva garantire condizioni di lavoro socialmente decenti: salari adeguati, contenimento dei contratti su chiamata, copertura adeguata delle assicurazioni sociali, attuazione del principio costituzionale della parità dei sessi. Si trattava di fare in modo che questi impieghi siano attrattivi per il personale residente in Ticino e contribuiscano a consolidare i redditi dei ceti medio bassi di questo Cantone.

Il dibattito su Argo 1 ha messo in evidenza le pesanti irregolarità di un’agenzia di sicurezza operante presso una struttura statale e l’assenza di controllo da parte dello Stato. Al di là di questo fatto, vi sono ragioni di politica economico-sociale per internalizzare i servizi di sicurezza e di pulizia attivi presso lo Stato. Le rassicurazioni del Governo e del rapporto di maggioranza sono polvere negli occhi: in particolare va sottolineato come un conto è applicare un salario orario minimo e un altro conto è garantire al lavoratore e alla sua famiglia un salario minimo mensile dignitoso e costante nel tempo. È troppo facile, e fondamentalmente antietico, scaricare il rischio aziendale dall’impresa al lavoratore su chiamata: noi riteniamo che ogni lavoratore abbia il diritto costituzionale ad un salario che gli garantisca di vivere dignitosamente. Regolarmente le ditte di pulizie e di sicurezza private impiegano lavoratori su chiamata, costringendoli ad una scandalosa situazione di insicurezza e di precariato, che è contraria ai diritti dell’uomo.

Ora il Sindacato VPOD dovrà decidere i prossimi passi da compiere, essendo questo un obiettivo adottato dall’assemblea regionale per l’anno corrente.