Opponiamoci al Centro educativo chiuso per minori!

Da: Massimo Bottinelli-Pedagogista

Il Messaggio 7086 del Consiglio di Stato relativo al progetto di un centro educativo chiuso per minori (CECM) suscita parecchie perplessità dal punto pedagogico-educativo, sulla reale utilità di tale struttura e sui costi finanziari che genererebbe. In alcuni cantoni oltre Gottardo, le strutture chiuse per adolescenti sono quasi vuote, sotto-occupate o chiuse. Non sarebbe quindi meglio aiutare i giovani in altro modo?

Il Messaggio propone infatti la creazione di una legge sulle misure restrittive della libertà dei minorenni nei centri educativi: proposta finalizzata a legalizzare delle misure carcerarie, quindi diseducative, nei confronti dei minori? Tale legge disciplinerebbe tre tipi di restrizioni: le sanzioni disciplinari, le misure di sicurezza e le misure di contenzione. Nel CECM potranno essere eseguite delle restrizioni particolari quali la consegna semplice in camera pari al massimo a 21 giorni (in cui i minorenni passano in camera solo il tempo libero e di riposo) e la consegna restrittiva in camera per almeno sette giorni (ove il minorenne passa in camera addirittura tutto il tempo!). Le misure di contenzione prevedono una misura restrittiva della libertà di movimento pari ad esempio alla chiusura in camera o alle cinghie al letto. Chiusi in camera per sette giorni consecutivi? cinghie al letto? Siamo nel 2017 o nel 1917? Il Messaggio dice anche che tali sanzioni potranno essere ordinate come le altre dai direttori dei centri educativi: infatti la direzione del centro dove sono collocati i ragazzi potrà decidere, con richiesta di ratifica all'Autorità che ne ha disposto il collocamento presso di loro, di far capo al centro chiuso e trasferirvi il minorenne per una misura disciplinare. In pratica si attualizza una pratica diseducativa e minacciosa: “non ti comporti bene? Allora ti mandiamo nel centro chiuso”. Carta bianca decisionale ai direttori dei CEM di giudicare e ordinare sanzioni disciplinari di questo tipo? Aspetto di loro competenza? La gestione del centro inoltre sarebbe affidata a una Fondazione privata che tra l'altro gestisce un CEM. Molte perplessità anche su questo fatto: il centro chiuso affidato a una struttura privata? I giovani che entreranno in tale centro “simil prigione” ne usciranno in condizioni fisiche e psichiche migliori o peggiori? È risaputo che l'ambiente carcerario favorisce l'aspetto di delinquenza-criminalità!

Una seconda perplessità riguarda la questione dell'(in)utilità di tale centro chiuso: secondo la recente analisi svolta dalla SUPSI riguardo al fabbisogno cantonale a livello qualitativo e quantitativo per l'anno 2015 (Rapporto finale SUPSI datato 30.04.2017), il 10.5% (53 giovani) dei casi trattati dalle ARP e dalla Magistratura dei minorenni necessiterebbe del ricorso al CECM. Dati realistici? Quale validità rispetto ai dati diagnostici? Di quei 53 giovani in “crisi” che necessiterebbero del CECM secondo quanto citato nello studio SUPSI, 30 giovani sono al proprio domicilio e 15 giovani sono in una struttura CEM. È davvero necessario rinchiuderli in un centro chiuso? L'alternativa esiste: aiutare i giovani fuori, nel contesto sociale e familiare rafforzando ed incrementando la Rete educativa, le unità educative di operatori sociali, educatori, … attive sul territorio. Le risorse ci sono! Comprendere le origini del disagio è fondamentale. Nel nostro sistema sociale troppo spesso la disubbidienza a regole (discutibili?) e la non sottomissione viene associata a qualche forma di patologia e anormalità. Non a caso il “criterio di rifiuto” è uno dei tre criteri che definiscono la situazione di “crisi” del giovane secondo quanto citato dallo studio SUPSI. L'esigenza di controllo sociale porta a creare scempi ideologici che si concretizzano con progetti come questi del CECM. In alcuni cantoni svizzeri, per esempio a Zurigo, i reati da parte dei giovani sono addirittura diminuiti, il centro di Prêle sta’ chiudendo e il cantone Neuchâtel ha bloccato il progetto per una nuova realizzazione.

Infine un’ultima perplessità: i costi, circa sei milioni di franchi. Si vogliono sprecare questi soldi per realizzare un centro chiuso inutile che è sinonimo di esclusione? Il Messaggio suscita parecchie perplessità ma una grande e solida certezza: questa struttura “non sa da fare”! Lancio un appello e un invito quindi ad uscire dal gregge e dal silenzio: operatori sociali, educatori, psicologi, assistenti sociali, cittadini tutti fate sentire la vostra voce! No al centro chiuso per minori!


Downloads
13.11.2017 Petizione CECM PDF (101.6 kB)